insubria by Giovanni Bánfi La storia 1. I Celti in Italia prima delle invasioni - Golasecca |
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Stando alle ultime scoperte archeologiche pare che popolazioni celtiche fossero presenti in nord Italia da prima dell'invasione che portò alla leggendaria fondazione di Mediolanum (Milano) da parte di Belloveso. Infatti, la cosiddetta Cultura di Golasecca (Area di Varese) è stata ascritta negli ultimi anni, alla cultura celtica, così come precedentemente lo erano state la cultura di La (NEuchatel - Svizzera) e quella di Hallstatt (Saltzkammergut - Austria). Questo a causa delle caratteristiche dei manufatti ritrovati nelle tombe di Golasecca, che evidenziano stili e materiali tipici della cultura celtica precedente al VI sec. a.C. I manufatti recuperati nell'area golasecchiana rappresentano il primo esempio di arte celtica europea, se escludiamo ciò che venne prodotto nell'età del bronzo. La cultura di Golasecca deve il suo nome al luogo dei primi ritrovamenti avvenuti ad opera dell'abate G. B. Giani (1788-1857) sulle colline delle Corneliane, al Monsorino e al Galliasco, nel territorio del comune di Golasecca. Il Giani, eminente studioso locale, ritrovò infatti una cinquantina di tombe con corredi di ceramica e metalli. Nel 1865 G.de Mortillet, uno dei padri dell'archeologia preistorica, attribuì le tombe alla prima età del Ferro, sulla base della presenza di materiali in ferro e della mancanza di oggetti romani. R Castelfranco, preistorico lombardo, scavò diverse sepolture negli anni 1871-1876 a Golasecca, Sesto Calende e Castelletto Ticino, ed elaborò una prima suddivisione cronologica dei materiali golasecchiani. Oggi sappiamo che la cultura di Golasecca, espressione di popolazioni celtiche, si sviluppò per tutta la prima età del Ferro (IX-IVsecolo a.C.) nella Lombardia occidentale, in Piemonte, nel Canton Ticino e nella Val Mesolcina nei Grigioni, in un territorio delimitato a est dal corso del Serio, a ovest da quello del Sesia, a nord dallo spartiacque alpino e a sud dal Po. Le aree archeologiche più importanti sono i dintorni di Como, l'area a sud del lago Maggiore con Golasecca, Sesto Calende, Castelletto Ticino e la Lomellina, i dintorni di Bellinzona. La cultura di Golasecca, preceduta da una fase detta "protogolasecca" (XII-X secolo a.C.), è stata suddivisa in tre grandi periodi e dagli studi più recenti in alcuni sottoperiodi. Durante il primo periodo (Golasecca I, IX-VII secolo a.C.) i Golasecchiani sono stanziati nella fascia subalpina, più favorevole per il suo clima all'insediamento. La grande diffusione delle necropoli fa supporre l'esistenza di una serie di piccoli villaggi sparsi per il territorio. Le ceneri del defunto vengono poste entro urne biconiche o situliformi (cioè a forma di secchio) insieme a vasi in ceramica e bronzo, pendagli, spilloni, armille e fibule bronzee e, spesso, perle d'ambra importate dalle zone baltiche. Al VII secolo a.C. risalgono le prime sepolture con corredi ricchi di preziosi oggetti d'importazione etruschi e greci (Tomba del Lebete a Castelletto Ticino e Tomba del Guerriero a Sesto Calende). Durante il secondo periodo (Golasecca Il, prima metà VI - inizio V secolo a.C.) si ha il massimo sviluppo della cultura, come dimostrano il gran numero di tombe rinvenute e la ricchezza dei corredi funebri, differenti fra uomini e donne. L'introduzione del tornio lento nella lavorazione dei vasi, decorati a stralucido o a stampiglia, consente di dare loro una forma più accurata e differenziata. I rapporti con gli Etruschi divengono meno forti ma si intensificano quelli con la cultura di Hallstatt, in Austria, che esporta il sale, indispensabile per la conservazione dei cibi. A questo periodo risalgono le ricchissime Tomba del Tripode a Sesto Calende e quella del Guerriero, nonché gran parte delle sepolture delle necropoli delle Corneliane e del Monte Galliasco. Con la conquista dei territori golasecchiani da parte dei Celti all'inizio del IV sec. a.C. si ha la fine del commercio con gli Etruschi e la crisi definitiva della società golasecchiana. Sulla base dei dati archeologici e dei confronti con altre culture europee contemporanee possiamo supporre che i Golasecchiani praticassero l'agricoltura, la tessitura e soprattutto l'allevamento, che determinava una grande produzione di formaggi e carne. Proprio la necessità della loro conservazione sotto sale favori i contatti con la cultura di Hallstatt, località in Austria dove si trovavano grandi miniere di questa sostanza. Importantissimo doveva poi essere il commercio di materie prime (stagno, ambra, corallo) e beni commestibili (olio, cereali, vino, carne salata) nel quale i Golasecchiani rivestivano il ruolo di intermediari tra gli Etruschi e i Celti, grazie al collegamento tramite il fiume con il novarese e il Canton Ticino, e con le zone al di là delle Alpi tramite i passi alpini del San Bernardo, Sempione e San Gottardo. Numerosi oggetti etruschi e greci ritrovati nelle tombe golasecchiane sono la riprova di questo ruolo e sono leggibili, oltre che come acquisti veri e propri, come dazi o doni fatti ai capi locali dai commercianti stranieri. |
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